Roma, 10 set. 21 ? Il prof. Massimo Sgrelli, direttore scientifico dell?Accademia del Cerimonia-le, per quasi 20 anni a capo del cerimoniale della Presienza del Consiglio dei Ministri, docente e autore di testi divenuti manuali universitari, interviene sulla sentenza della Corte di Cassa-zione sul crocefisso in aula precisando la natura di questo simbolo.
«L?argomento è delicatissimo e attiva la sensibilità di ciascuno: si tratta dell?esposizione del crocefisso nelle sedi pubbliche La Cassazione si è espressa sul tema a sezioni unite, ma le motivazioni della sentenza suscitano molte perplessità. Infatti, la Suprema Corte valuta il cro-cefisso esposto nelle aule scolastiche come un simbolo religioso e disserta ammettendo la sua esponibiltà libera, eventualmente anche al fianco di altri simboli religiosi, per non far torto a nessuno», ha detto Sgrelli.
Secondo l?esperto «la Corte dimentica che un Paese democratico è laico e rispetta tutte le re-ligioni senza abbracciarne nessuna. Quindi, i simboli religiosi non possono essere esposti in sedi pubbliche. Ma è ben altro il motivo per il quale si può esporre il crocefisso: esso risiede nel fatto che quel simbolo, che si espone nelle sedi ecclesiastiche come simbolo religioso, nelle sedi pubbliche è invece esposto come simbolo di civiltà».
Sgrelli ha poi ricordato che «il crocefisso nelle sedi pubbliche rappresenta il terzo e ultimo gradino della civiltà umana, sul quale noi siamo lentamente saliti nei secoli, non senza diffi-coltà. Infatti, nelle prime società umane mancava la regola sociale. Eravamo al gradino zero della civiltà perché valeva la legge di natura e aveva ragione il più forte, come nel mondo a-nimale. Poi l?umanità si è data la regola della vendetta ed è salita così sul primo gradino del-la civiltà ponendo un primo limite consistente alla condotta umana che poteva, da quel mo-mento, usare violenza esclusivamente come forma di reazione ad una aggressione a se stessi o al proprio gruppo».
Nella sua analisi Sgrelli ha sottolineato che «nel 621 a.C. Dracone ad Atene ci conduce sul secondo gradino della civiltà, fissando regole molto stringenti (draconiane) per definire la misura della vendetta che d?ora in poi può essere soltanto proporzionata alla offesa fissando un sinallagma che determina rapporti sociali misurati dalla proporzionalità. Con Dracone na-sce la legalità; ciò che si può e che non si può fare, e si riannoda alla regola dell?occhio per occhio dente per dente».
Poi, secondo il direttore scientifico dell?Accademia del Cerimoniale, «arriva Gesù Cristo e ci porta sul terzo e ultimo gradino della civiltà fissando una regola nuova che dice: ?porgi l?altra guancia?. Sul piano civile significa che devo rinunciare al mio diritto in presenza di finali-tà superiori. Quindi, il metro comportamentale non è più la vendetta e neppure più la propor-zionalità draconiana, ma la misericordia. Gesù Cristo non chiede la legalità, ma la giustizia. Nasce con lui la civiltà occidentale, attenta al sociale, che produrrà l?illuminismo altrimenti non originabile, come dimostra il fatto che esso non è sorto in civiltà non cristiane».
In conclusione, secondo Sgrelli, «questo crocefisso che vediamo nelle scuole, nei tribunali e negli ospedali non è un simbolo religioso, bensì un simbolo di civiltà. Non è, quindi, un simbolo di appartenenza come sono gli altri simboli religiosi ed è pertanto anche l?unico che può esse-re esposto nelle sedi pubbliche ricordandoci chi siamo».